Offerte allettanti e prezzi stracciati, è questa la proposta dei discount Lidl, il colosso tedesco che conta circa 16 mila supermercati in 22 Paesi, fra cui l'Italia
Ma cosa c'è dietro l'enorme concorrenzialità e il risparmio per i consumatori? C'è una vera e propria filosofia, una strategia, di vessazione dei lavoratori e di salari da fame che il gruppo Lidl perpetra da anni. Carichi di lavoro estenuanti, straordinari non retribuiti, intimidazioni e controlli serrati, una pesante attività anti-sindacale sono i criteri di gestione del colosso tedesco per il quale più competitività equivale a meno diritti.L'ultima vergognosa mossa la Lidl l'ha fatta a Tento, denunciando il sindacalista della Filcams Cgil, Roland Caramelle, e due rappresentanti sindacali a seguito dello sciopero avvenuto il 20 settembre nel supermercato del capoluogo trentino. Se in molti Paesi la sindacalizzazione nei supermercati Lidl è molto bassa, in Germania solo il 5%, in Italia c'è una forte presenza sindacale in più del 20% dei punti vendita e i lavoratori sono stanchi dei continui soprusi nei loro confronti. A Trento la quasi totalità di lavoratrici e lavoratori del discount ha partecipato alla protesta e al presidio contro le continue vessazioni e l'arroganza dei dirigenti aziendali, comportamenti più volte denunciati ai vertici del gruppo Lidl, che però non hanno mai preso provvedimenti, probabilmente perché i dirigenti accusati dai lavoratori altro non fanno che eseguire le indicazioni dell'azienda. I maltrattamenti sono così evidenti che i lavoratori in sciopero hanno ricevuto la solidarietà dei consumatori che in quella giornata non hanno fatto acquisti nel supermercato, tanto che, se in media l'esercizio incassa 47 mila euro al giorno, il 20 settembre l'incasso è stato solo di 1800 euro!I rappresentanti sindacali raccontano che a Trento la maggioranza dei dipendenti sono assunti con contratti part-time, per un salario di circa 700 euro al mese e carichi di lavoro eccessivi. Nel supermercato si assiste a scene vergognose, aggressioni verbali e umiliazioni a danno dei dipendenti anche di fronte ai clienti, e poi “prove” di onestà, per cui nelle casse vengono messi soldi in più per vedere se i cassieri segnalano la cosa o intascano i contanti, insomma esempi eccellenti di mobbing. E come se non bastasse adesso la multinazionale tedesca vuole mettere anche in discussione il diritto allo sciopero, forse confortata dal fatto che in Italia già Confindustria e governo hanno dichiarato guerra aperta ai diritti dei lavoratori. La Lidl non solo ha denunciato un sindacalista Filcams e due delegate sindacali, dimenticando che, almeno per ora, la Costituzione italiana tutela il diritto allo sciopero, ma ha anche chiesto ai tre sindacalisti un risarcimento di ben 74 mila euro, senza per altro addurre motivazioni per tale, assurda, richiesta.Quello di Trento non è un episodio isolato, è solo uno dei tanti casi in cui ai lavoratori non vengono riconosciuti i propri diritti e deve essere un campanello importante d'allarme su quello che sta succedendo. Se, come i poteri forti stanno cercando di fare, viene messo in dubbio il valore della contrattazione e il diritto allo sciopero i lavoratori rimarranno sempre più isolati e meno tutelati, di fronte a datori di lavoro senza scrupoli.
Ma cosa c'è dietro l'enorme concorrenzialità e il risparmio per i consumatori? C'è una vera e propria filosofia, una strategia, di vessazione dei lavoratori e di salari da fame che il gruppo Lidl perpetra da anni. Carichi di lavoro estenuanti, straordinari non retribuiti, intimidazioni e controlli serrati, una pesante attività anti-sindacale sono i criteri di gestione del colosso tedesco per il quale più competitività equivale a meno diritti.L'ultima vergognosa mossa la Lidl l'ha fatta a Tento, denunciando il sindacalista della Filcams Cgil, Roland Caramelle, e due rappresentanti sindacali a seguito dello sciopero avvenuto il 20 settembre nel supermercato del capoluogo trentino. Se in molti Paesi la sindacalizzazione nei supermercati Lidl è molto bassa, in Germania solo il 5%, in Italia c'è una forte presenza sindacale in più del 20% dei punti vendita e i lavoratori sono stanchi dei continui soprusi nei loro confronti. A Trento la quasi totalità di lavoratrici e lavoratori del discount ha partecipato alla protesta e al presidio contro le continue vessazioni e l'arroganza dei dirigenti aziendali, comportamenti più volte denunciati ai vertici del gruppo Lidl, che però non hanno mai preso provvedimenti, probabilmente perché i dirigenti accusati dai lavoratori altro non fanno che eseguire le indicazioni dell'azienda. I maltrattamenti sono così evidenti che i lavoratori in sciopero hanno ricevuto la solidarietà dei consumatori che in quella giornata non hanno fatto acquisti nel supermercato, tanto che, se in media l'esercizio incassa 47 mila euro al giorno, il 20 settembre l'incasso è stato solo di 1800 euro!I rappresentanti sindacali raccontano che a Trento la maggioranza dei dipendenti sono assunti con contratti part-time, per un salario di circa 700 euro al mese e carichi di lavoro eccessivi. Nel supermercato si assiste a scene vergognose, aggressioni verbali e umiliazioni a danno dei dipendenti anche di fronte ai clienti, e poi “prove” di onestà, per cui nelle casse vengono messi soldi in più per vedere se i cassieri segnalano la cosa o intascano i contanti, insomma esempi eccellenti di mobbing. E come se non bastasse adesso la multinazionale tedesca vuole mettere anche in discussione il diritto allo sciopero, forse confortata dal fatto che in Italia già Confindustria e governo hanno dichiarato guerra aperta ai diritti dei lavoratori. La Lidl non solo ha denunciato un sindacalista Filcams e due delegate sindacali, dimenticando che, almeno per ora, la Costituzione italiana tutela il diritto allo sciopero, ma ha anche chiesto ai tre sindacalisti un risarcimento di ben 74 mila euro, senza per altro addurre motivazioni per tale, assurda, richiesta.Quello di Trento non è un episodio isolato, è solo uno dei tanti casi in cui ai lavoratori non vengono riconosciuti i propri diritti e deve essere un campanello importante d'allarme su quello che sta succedendo. Se, come i poteri forti stanno cercando di fare, viene messo in dubbio il valore della contrattazione e il diritto allo sciopero i lavoratori rimarranno sempre più isolati e meno tutelati, di fronte a datori di lavoro senza scrupoli.
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