giovedì 30 ottobre 2008

FINALMENTE CI SIAMO

Il 30 ottobre è sciopero generale della scuola, dell’università e della ricerca. Si tratta di uno sciopero senza precedenti per la sua entità, per il momento in cui si verifica, per gli obiettivi che si pone, per il consenso che lo caratterizza. Esso vedrà sfilare uniti, a Roma, insegnanti, studenti, ricercatori, genitori, docenti universitari, lavoratori, cittadini. Difenderanno il diritto all’istruzione, alla conoscenza, la libertà del sapere, cioè il futuro del Paese. Diritti che la destra, perseguendo un progetto reazionario che non ha precedenti nella storia d’Italia, vuole cancellare in quanto fondanti della democrazia e dell’uguaglianza fra i cittadini. I Comunisti italiani sono con questo sciopero e con questa grande mobilitazione. Il 30 ottobre (l’altra scadenza importante fu il 17 scorso) costituirà un importante punto di arrivo e di ripartenza di un movimento per la scuola e l’università pubbliche che nel volgere di quaranta giorni ha assunto dimensioni e caratteri senza precedenti. E’ un movimento grande, unitario, responsabile creativo e intelligente, pacifico, geloso della propria autonomia, fortemente determinato. Sono questi caratteri che gli consentono di estendersi, di propagarsi in tutto il Paese con una rapidità del tutto inusuale ed inaspettata. E’ un movimento, una mobilitazione che va dalle scuole e dalle università occupate, alle manifestazioni sempre più partecipate che ormai quotidianamente si svolgono in tutte le città italiane, alle lezioni tenute nelle piazze, nei giardini, nelle scuole e rivolte a tutti i cittadini, a pacifiche azioni dimostrative, alle delibere dei Senati Accademici delle università, agli ordini del giorno votati spesso in modo unanime dai Collegi dei Docenti nelle scuole, alle delibere di innumerevoli Consigli comunali e provinciali di tutta Italia, ai ricorsi di numerose Regioni alla Corte Costituzionale. Siamo di fronte a un movimento unito come mai prima era accaduto, ad un movimento capace di comunicare e di porsi in positiva relazione con la società. Ciò perchè uno straordinario obiettivo di portata storica accomuna questo movimento: quello di tenere aperta per le giovani generazioni e per l’intera società la speranza del futuro garantendo a tutti il diritto all’istruzione, alla cultura, al sapere. Lo stesso diritto, la stessa speranza che la destra vuole chiudere alla grande maggioranza dei giovani del nostro Paese. Lo fa deliberatamente, cinicamente. Con un semplice Decreto (divenuto poi uno dei cento articoli di una legge finanziaria) abbassa (unico paese al mondo!) l’obbligo di istruzione da 16 a 14 anni di età, opera tagli tanto pesanti di risorse e personale alla scuola, all’università da impedirne il normale funzionamento; riduce del 20% l’orario scolastico obbligatorio per i bambini dai tre ai dieci anni e in tutti gli ordini di scuola, ripristina il maestro unico, colpisce la scuola e l’università nelle loro parti migliori senza ipotizzare alcun atto di riforma del molto che non funziona, prevede la privatizzazione di scuole e università statali trasformandole in fondazioni. Alla fine: dai tre anni di età i bambini verrebbero discriminati nell’accesso a scuole qualificate e la maggioranza dei ragazzi sopra i quattordici anni verrebbe privata della possibilità di frequentare con successo la secondaria superiore, la Repubblica cesserebbe di essere garante del diritto all’istruzione e al sapere per tutti. Un’opera di smantellamento e di sovvertimento della scuola e dell’università pubbliche finalizzata a realizzare una società dell’ignoranza che dia basi stabili ad un regime autoritario e della disuguaglianza. Questa è la storica posta in gioco oggi, questo il disegno reazionario che bisogna in ogni modo fermare. Il disegno della destra non è riuscito a passare nella scuola e nella società nonostante i decreti, le leggi, i piani attuativi imposti con colpi di mano indegni della nostra democrazia costituzionale, nonostante le continue intimidazioni contro chi si mobilita e lotta, nonostante le intenzioni “similgolpiste” di mandare la polizia nelle scuole e nelle università subito bloccate dall’unitarietà e dalla vastità del movimento. La battaglia è tutta aperta. Sarà una battaglia lunga e difficile soprattutto in una fase di gravissima crisi economica che la destra cercherà di far pagare ancora una volta ai lavoratori e ai meno abbienti. Ma è possibile vincere. Anzitutto perché quella per il diritto al sapere, per la scuola e l’università pubblica si sta rivelando come una battaglia sempre più forte e condivisa potenzialmente capace di coinvolgere l’intera società. Inoltre perché, in questo contesto, il movimento, la sinistra, i comunisti si stanno dimostrando in grado di avanzare un progetto contrapposto a quello della destra: l’investimento nel sapere come garanzia per il futuro delle giovani generazioni, come via per uscire dalla crisi, per riattivare processi di trasformazione e sviluppo della società; il no al finanziamento alla scuola privata; il reperimento di risorse dalle spese per le armi (via finalmente dall’Afghanistan!) e dall’evasione fiscale; l’obbligo di istruzione gratuito fino a 18 anni; proposte credibili di atti di riforma per realizzare la scuola di tutti, progetti condivisi di riforma dell’università. Questo si sta anche rivelando il movimento che è nato e sta crescendo: una straordinaria palestra di mobilitazione, di confronto democratico, di elaborazione, di progettualità per affermare il diritto inalienabile al sapere e la sua libertà quale base imprescindibile della democrazia e dell’uguaglianza fra i cittadini. Per queste ragioni i Comunisti italiani sono nel e con il movimento nel totale rispetto della sua autonomia, per queste ragioni sono in piazza e in sciopero il 30 ottobre.
«È una manifestazione straordinaria che ci dice una cosa semplice, e cioè che il movimento c’è e nel momento in cui c’è questo movimento può riprendere un’opposizione seria contro un governo scellerato che quando taglia sulla scuola taglia sul futuro dell’Italia». A dichiararlo Oliviero Diliberto partecipando allo sciopero generale e al corteo contro la riforma della scuola indetto dai sindacati Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda
Una nuova grande manifestazione di dissenso ed opposizione contro la politica di tagli del Governo dopo lo sciopero generale del 17 ottobre scorso organizzato dal sindacalismo di base. Un corteo di oltre 1 milione di lavoratori e studenti sta sfilando da piazza della Repubblica a piazza del Popolo, in cui confluiranno anche gli universitari che vengono dalla Sapienza. Una moltitudine di persone che hanno riempito a tal punto piazza della Repubblica, mentre la testa del corteo era già arrivata a piazza del Popolo, che la manifestazione si è divisa in altri due grandi filoni, autorizzati all'ultimo momento dal questore, uno che sfilava per via Nazionale, l'altro per via Cavour, paralizzando Roma. Tutto ciò mentre continuano ad arrivare ancora pullmann e treni carichi di manifestanti provenienti da tutta Italia, da Bassano del Grappa a Trapani. Tanti gli slogan e gli striscioni contro il governo e soprattutto controil ministro Gelmini, da “tutti insieme per la scuola di tutti”, a “meno insegnanti più bambini ignoranti”, a “Gelmini, nuoce gravemente alla scuola”, fino a uno striscione dei ricercatori con su scritto “a saperlo facevo l'idraulico”.
Per il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, è una giornata memorabile per la capacità di solidarietà ed unità che è riuscita a produrre questa mobilitazione fatta di migliaia di persone che, a differenza di quanto sostiene il Governo, non sono oggetto di nessuna strumentalizzazione. «La legge è fatta di una parte consistente di tagli, 8 mld, e questo accade mentre in tutto il mondo oggi si investe per l’istruzione. In questa maniera si tagliano risorse ma non si riforma la scuola», continua Epifani attaccando nel merito i provvedimenti che non contengono nessun progetto riformatore. Dal palco di piazza del Popolo il leader della Cgil informa che Roma è attraversata da 4 cortei, «piazza della Repubblica si svuota e si riempie in continuazione. In tutta Italia sono in corso manifestazioni: è un intero Paese che insorge». In apertura lo striscione «Uniti per la scuola di tutti», centinaia le bandiere e i palloncini colorati per uno sciopero che ha coinvolto tutta Italia, unendo studenti, delle scuole medie e superiori e delle università, ed insegnanti, tantissimi in piazza, così come i bambini delle scuole elementari e le associazioni dei genitori. «La manifestazione di oggi testimonia che tutto il mondo della scuola è contro questa riforma ed il governo dovrebbe ascoltarlo», ammonisce il segretario di Rifondazione comunista Paolo Ferrero dalla piazza. E ribadisce che si tratta di «una protesta che andrà avanti insieme con la raccolta delle firme per il referendum contro la riforma Gemini». Insieme con i Comunisti italiani, l'Idv e il Pd che lo ha lanciato e il cui leader Veltroni oggi era presente alla manifestazione. Tra i partecipanti anche Antonio Di Pietro che si è detto pronto, dopo il lodo Alfano, ad iniziare un’altra raccolta di firme contro la riforma Gemini perché «giustizia e istruzione sono settori fondamentali per la democrazia».Tante le adesioni, da Unicobas-Altrascuola alla Federazione dei sindacati indipendenti (Fsi-Usae), dai Comitati degli insegnanti precari (Cip) ai metalmeccanici della Fim Cisl, ma anche dall’Arci, da Legambiente, dalla Federconsumatori, da Cittadinanza attiva e da molteplici associazioni impegnate nella scuola.
Al termine degli interventi a piazza del Popolo un fiume di migliaia di studenti si è staccato dalla manifestazione e al grido "Dimettiti, dimettiti" ha preso d'assedio il ministero della Pubblica Istruzione, invitando Maria Stella Gelmini a dimettersi dall'incarico.

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